giovedì 17 luglio 2014

Il nostro prezzo da pagare a norma di legge

Nel mondo, in ogni continente, c'è più di una guerra tra popoli, tra razze, tra persone di diversa religione.

In questi giorni, leggendo e navigando su facebook, tante condivisioni, tante foto sul conflitto in medio-oriente, mi hanno fatto riflettere.
Condividendo le foto è come se, in un modo o in un altro, ci si senta meglio.
si denuncia e ci si sente meglio.
Anche perché si è lontani dai vari conflitti e quindi bastano 5 minuti per condividere, rattristarsi, bestemmiare contro l'aggressore e poi riprendere la vita di sempre.
Da ecologisti, da anni, cerchiamo di divulgare la cultura ecologista e pacifista, ma, oggi, è arrivato il tempo di riflettere e di agire e non solo con le condivisioni delle foto su facebook o twitter o con le condivisioni dell'articolo (shock) del reporter inviato al fronte.
E' il momento di agire materialmente, in prima persona, per un mondo migliore.
E' il momento di agire per il nostro piccolo mondo: pianeta terra, europa, italia.....
E' il momento di agire per la nostra esistenza, per l'esistenza dei nostri figli e dei nostri cari.
E' il momento di agire per il "giusto lavoro".
Non voglio tediare nessuno e, personalmente, mi sento molto vicino a tutti i popoli e a tutti i cittadini oppressi.
Anche in italia c'è un conflitto.
Anche in italia, ogni giorno, c'è tanta gente che muore e che si ammala.
Parlo dell'inquinamento prodotto dalla grande industria che ha causato morte e malattie e che, in un certo senso, queste morti, queste malattie, altro non sono che i costi del nostro sviluppo industriale.
Scrive Gianfranco Bettin che la storia industriale del nostro paese “è di certo una storia di asservimento della salute umana e dell’ambiente alla logica del profitto, secondo la quale la natura, esattamente come forza lavoro e la vita umana in generale, non sono che fattori della produzione ed è ovvio sfruttarli fino in fondo. La legislazione ha seguito questa logica, come la politica economica, come l’azione non solo dei ministri e governatori e sindaci e assessori, ma anche, di funzionari ministeriali e burocrati addetti ai lavori a ogni livello.”
Le industrie inquinanti di Taranto, Priolo, Milazzo, Seveso, Trino Vercellese, Casale Monferrato, Montalto di Castro, Brescia, Porto Marghera, Gela, Perdas de Fogu e tante altre....non nascono da un formale abuso ma da un atto di pianificazione industriale.
Non si muore e non ci si ammala per differenze tra popoli, razze o religioni ma per il profitto di pochi, a norma di legge e agendo poi sul ricatto occupazionale.
E noi?
Per noi, il sacrificio di chi muore o i sacrifici esistenziali di chi si ammala, sono il prezzo da pagare per il progresso, sono il prezzo da pagare per chi ha il posto di lavoro proprio in quelle fabbriche che "gemmano" morte e malattia.
Noi tutti, cittadini e lavoratori, continueremo a pagare questo prezzo con la vita e la salute e lo faremo fino a quando, in Italia, non ci sarà una riconversione ecologica dell’economia, cosa che difficilmente potrà accadere, fin quando ci sarà questo governo nazionale, questa "composizione" parlamentare e con gli ecologisti fuori da ogni istituzione.

gregorio mariggiò 

mercoledì 16 luglio 2014

Il polo universitario di Taranto deve essere rilanciato e non ridimensionato!

Il polo universitario deve essere rilanciato e non ridimensionato!
Da sempre come Verdi Taranto sosteniamo il polo universitario di Taranto e intendiamo partecipare alla raccolta di firme voluta dal prof. Antonio Uricchio, e dai responsabili del Dipartimento jonico che si terrà giovedì 17 alle ore 16 presso l’ex Caserma Rossarol e finalizzata a chiedere un finanziamento straordinario nella prossima legge di stabilità, al posto dei tagli che si profilano. L’ateneo chiede aiuto alle istituzioni locali e noi lo sosterremo ben consapevoli del contributo che ha dato per la rinascita dell’isola, per la crescita culturale della città e di quanto ancora può fare per costruire un futuro migliore e diverso attraverso la ricerca e la formazione in settori innovativi. Come recita il documento dell’università, “Taranto non merita ulteriori danni. E’ una città che va risarcita. Non ha bisogno di mance. Deve solo ripartire da concrete possibilità di sviluppo che, oggi, non s’intravvedono.”
Il rilancio dell’economia locale passa attraverso lo ricerca e l’alta formazione, non certo dalla diossina o da Tempa rossa e di conseguenza il polo universitario deve essere rilanciato e non ridimensionato. 

I coportavoce dei Verdi Taranto
Ada Lenoci
Luca Piccione

Il portavoce dei Verdi per la provincia di Taranto

Gregorio Mariggiò

giovedì 10 luglio 2014

Commento dei Verdi sulla crisi dell'amministrazione comunale di Manduria


Comunque vada a finire la crisi in atto, sono già incalcolabili i danni arrecati alla nostra comunità da questa “compagine amministrativa”, che in realtà tale non è stata mai. Nata con l’ausilio di un pallottoliere, sommando alla rinfusa gruppi  e singole individualità, lontanissimi gli uni dagli altri per  convinzioni, storie politiche, modelli comportamentali ed altro, si è subito caratterizzata per un tasso di litigiosità forse mai raggiunto prima, ma che era fin troppo facile prevedere proprio in considerazione della eterogeneità di obiettivi e metodi di cui erano portatori i suoi componenti. La paralisi, la contraddittorietà, il pressappochismo con cui questa amministrazione si è mossa in tutti i settori della vita pubblica, l’indisponibilità all’ascolto e al confronto, la ripicca e la rivalsa verso gli avversari politici di ieri, gli scivoloni “istituzionali” e tutto quanto l’ha contraddistinta in negativo in questi mesi sono sotto gli occhi di tutti. Ma ciò che rende il tutto  ancora più grave è che è stato intrapreso sotto la bandiera del civismo. Messa in piedi nel momento in cui l’antipolitica nel nostro paese toccava il suo massimo, l’alleanza elettorale guidata dal sindaco Massafra ha fatto di questa antipolitica la sua bandiera, presentando le liste civiche ( vere o presunte che fossero) che la componevano come la sacrosanta reazione della società civile ai danni e ai guasti dei partiti tradizionali. L’epilogo e il consuntivo della vicenda lo vediamo in questi giorni e lo leggiamo nel documento politico che lo stesso sindaco sottopone alla sua ipotetica , futura maggioranza. Un documento che in realtà di politico non ha nulla , ma è solo un piccolo trattato di logica spartitoria, in cui si fa coincidere il concetto di dignità di una forza politica con la sua visibilità, che a sua volta coincide con l’occupazione di un posto in giunta; un documento che è una summa di tutto il peggio della cattiva politica di ieri e di oggi, che queste finte liste civiche avevano evidentemente nel proprio DNA e che ha viziato sin dall’origine l’esperimento di Massafra; un documento dal quale apprendiamo, al punto primo, che un programma amministrativo è ancora tutto da definire. Dunque, prima si distribuiscono le poltrone e poi si decide il da farsi. Ma che importa? La città può attendere. Per quale intervento miracoloso potranno recuperare coesione e unità d’intenti persone e forze politiche che sino a ieri si sono affrontate all’arma bianca non è dato sapere. Ma che importa? C’è tempo per un altro giro di giostra.
Partito dei Verdi di Manduria