lunedì 10 marzo 2014

A proposito della delibera del consiglio comunale di Manduria: “l'impegno di Manduria per la città di Taranto e la sua Provincia.”


Dopo anni di colpevole distrazione, anni in cui si concretizzava  a Taranto la  catastrofe ambientale e sanitaria che tutti conosciamo, anni in cui il PD jonico intratteneva con la famiglia Riva rapporti idilliaci (i Riva finanziavano sostanziosamente le campagne elettorali di esponenti del PD, come di tutti gli altri partiti), anni in cui le istituzioni pubbliche, di cui il PD era parte, non muovevano un dito in soccorso delle popolazioni di Taranto e dintorni,  l’imminenza delle elezioni europee costringe questo partito ad assumere una posizione sulla questione ILVA che sia spendibile in campagna elettorale. Lo fa attraverso un ordine del giorno che circola attraverso i Consigli comunali della provincia e che probabilmente vuole diventare una sorta di parola d’ordine condivisa, da spendere nei comizi e nei comunicati. E il Consiglio comunale di Manduria approva a larga maggioranza questo ordine del giorno, avallando, senza ripensamenti, la mistificazione politica e l’inconsistenza tecnica in esso contenute.


Si, perché il documento in questione assume in premessa gli esiti di una indagine epidemiologica che è stata fatta a Taranto solo a seguito dell’intervento della magistratura, dopo che, sin dal 2010, i Verdi ed Angelo Bonelli avevano più volte chiesto al Presidente della Regione (che ne ha l’autorità) e alle altre istituzioni preposte di dar corso a detta indagine, senza ricevere alcuna risposta.
Il PD Jonico parla ora di “No tax area” e di interventi per il rilancio economico-cultural-turistico della città di Taranto , appropriandosi di uno degli argomenti della campagna elettorale di Angelo Bonelli, argomenti per i quali fu ampiamente e pubblicamente sbeffeggiato dallo stesso PD. Ma, soprattutto, il PD e coloro che hanno approvato il suo ordine del giorno sembrano non rendersi conto che questi programmi di rilancio sono incompatibili con  l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)  concessa e riproposta dagli ultimi governi e da essi esaltata come risolutiva.
Al contrario, noi Verdi, senza giri di parole, affermiamo che questa AIA è l’ennesimo regalo fatto ai Riva e che le prescrizioni in essa contenute non sono idonee a risolvere l’emergenza sanitaria e ambientale di Taranto, accertata dalla magistratura. Senza entrare nello specifico di un’analisi tecnica che richiederebbe ampio spazio, ci limitiamo ad evidenziare le ampie deroghe temporanee concesse all’azienda: la copertura del parco minerali, ad es., non può essere eseguita in tre anni, anni nei quali gli abitanti del rione Tamburi continueranno a respirarne le polveri disperse in atmosfera. L’AIA non prevede alcun limite temporale per altri interventi che sono invece imprescindibili per la salvaguardia della salute umana, in assenza dei quali essa non avrebbe dovuto assolutamente essere rilasciata.
Per alcuni fattori inquinanti, inoltre, non vengono indicati i valori-limite: non vengono ad es. sottoposti a limite di emissione alcuni degli inquinanti più pericolosi, come le emissioni convogliate, dalle quali fuoriescono sostanze cancerogene e neurotossiche.
Da tre anni è in vigore l’ordinanza regionale che vieta di pascolare per un raggio di 20 km intorno alla città e coltivare cozze nel Mar piccolo a causa della diossina che si deposita sui terreni e nel mare per poi entrare nella catena alimentare. I settori della maricoltura e dell’allevamento è in crisi profonda di cui non si intravvede la fine anche a causa delle scelte fatte a proposito delle bonifiche che sono limitate alle scuole dei Tamburi e alla zona PIP di Statte trascurando del tutto i terreni privati vietati al pascolo e le aree private vicine alle abitazioni di Taranto e Statte. Inoltre è in corso uno studio scientifico per individuare le tecniche più adatte a bonificare il Mar piccolo ma è di tutta evidenza che il finanziamento non copre i lavori che serviranno per attuare i risultati di tale studio ne tanto meno la bonifica delle aree private su citate.
In assenza di certezze sui tempi e sui finanziamenti destinati alla bonifica e al rilancio dei settori della maricoltura, mitilicoltura e allevamento per non parlare del turismo, si può solo immaginare uno scenario desolante di fine di alcune tradizioni enogastronomiche tarantine e l’impossibilità di recuperare i disoccupati o sottoccupati di questi settori.
Per concludere , citiamo queste parole dell’ex Ministro all’ambiente Clini: ”La chiusura dell’altoforno e della cokeria delle Acciaierie è una questione urgente. Sul piano dell’inquinamento e della salute dei cittadini siamo già in ritardo”. Ma le diceva a proposito della città di Genova, 12 anni fa!
Un vero piano, articolato e organico, di riconversione economica di Taranto e del suo territorio, alternativo alla presenza dello stabilimento siderurgico, in grado  non solo di salvaguardare gli attuali livelli di occupazione, ma addirittura di elevarli, lo ha proposto Angelo Bonelli, nel silenzio assordante di tutte le altre forze politiche.
No, Taranto non è Genova e non è Torino, ma può diventare come Bilbao se avrà una classe politica preparata e con la schiena dritta.
Associazione dei Verdi di Manduria 


                                            





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