Dopo anni di colpevole distrazione, anni in cui si
concretizzava a Taranto la catastrofe ambientale e sanitaria che
tutti conosciamo, anni in cui il PD jonico intratteneva con la famiglia Riva
rapporti idilliaci (i Riva finanziavano sostanziosamente le campagne elettorali
di esponenti del PD, come di tutti gli altri partiti), anni in cui le
istituzioni pubbliche, di cui il PD era parte, non muovevano un dito in
soccorso delle popolazioni di Taranto e dintorni, l’imminenza delle elezioni europee costringe questo partito
ad assumere una posizione sulla questione ILVA che sia spendibile in campagna
elettorale. Lo fa attraverso un ordine del giorno che circola attraverso i
Consigli comunali della provincia e che probabilmente vuole diventare una sorta
di parola d’ordine condivisa, da spendere nei comizi e nei comunicati. E il
Consiglio comunale di Manduria approva a larga maggioranza questo ordine del
giorno, avallando, senza ripensamenti, la mistificazione politica e
l’inconsistenza tecnica in esso contenute.
Si, perché il documento in questione assume in
premessa gli esiti di una indagine epidemiologica che è stata fatta a Taranto
solo a seguito dell’intervento della magistratura, dopo che, sin dal 2010, i
Verdi ed Angelo Bonelli avevano più volte chiesto al Presidente della Regione
(che ne ha l’autorità) e alle altre istituzioni preposte di dar corso a detta
indagine, senza ricevere alcuna risposta.
Il PD Jonico parla ora di “No tax area” e di
interventi per il rilancio economico-cultural-turistico della città di Taranto
, appropriandosi di uno degli argomenti della campagna elettorale di Angelo
Bonelli, argomenti per i quali fu ampiamente e pubblicamente sbeffeggiato dallo
stesso PD. Ma, soprattutto, il PD e coloro che hanno approvato il suo ordine
del giorno sembrano non rendersi conto che questi programmi di rilancio sono
incompatibili con l’Autorizzazione
Integrata Ambientale (AIA)
concessa e riproposta dagli ultimi governi e da essi esaltata come
risolutiva.
Al contrario, noi Verdi, senza giri di parole,
affermiamo che questa AIA è l’ennesimo regalo fatto ai Riva e che le
prescrizioni in essa contenute non sono idonee a risolvere l’emergenza
sanitaria e ambientale di Taranto, accertata dalla magistratura. Senza entrare
nello specifico di un’analisi tecnica che richiederebbe ampio spazio, ci
limitiamo ad evidenziare le ampie deroghe temporanee concesse all’azienda: la
copertura del parco minerali, ad es., non può essere eseguita in tre anni, anni
nei quali gli abitanti del rione Tamburi continueranno a respirarne le polveri disperse
in atmosfera. L’AIA non prevede alcun limite temporale per altri interventi che
sono invece imprescindibili per la salvaguardia della salute umana, in assenza
dei quali essa non avrebbe dovuto assolutamente essere rilasciata.
Per alcuni fattori inquinanti, inoltre, non vengono
indicati i valori-limite: non vengono ad es. sottoposti a limite di emissione
alcuni degli inquinanti più pericolosi, come le emissioni convogliate, dalle
quali fuoriescono sostanze cancerogene e neurotossiche.
Da tre anni è in vigore l’ordinanza regionale che
vieta di pascolare per un raggio di 20 km intorno alla città e coltivare cozze
nel Mar piccolo a causa della diossina che si deposita sui terreni e nel mare
per poi entrare nella catena alimentare. I settori della maricoltura e
dell’allevamento è in crisi profonda di cui non si intravvede la fine anche a
causa delle scelte fatte a proposito delle bonifiche che sono limitate alle
scuole dei Tamburi e alla zona PIP di Statte trascurando del tutto i terreni
privati vietati al pascolo e le aree private vicine alle abitazioni di Taranto
e Statte. Inoltre è in corso uno studio scientifico per individuare le tecniche
più adatte a bonificare il Mar piccolo ma è di tutta evidenza che il
finanziamento non copre i lavori che serviranno per attuare i risultati di tale
studio ne tanto meno la bonifica delle aree private su citate.
In assenza di certezze sui tempi e sui
finanziamenti destinati alla bonifica e al rilancio dei settori della
maricoltura, mitilicoltura e allevamento per non parlare del turismo, si può
solo immaginare uno scenario desolante di fine di alcune tradizioni
enogastronomiche tarantine e l’impossibilità di recuperare i disoccupati o
sottoccupati di questi settori.
Per concludere , citiamo queste parole dell’ex
Ministro all’ambiente Clini: ”La chiusura dell’altoforno e della cokeria delle
Acciaierie è una questione urgente. Sul piano dell’inquinamento e della salute
dei cittadini siamo già in ritardo”. Ma le diceva a proposito della città di
Genova, 12 anni fa!
Un vero piano, articolato e organico, di
riconversione economica di Taranto e del suo territorio, alternativo alla
presenza dello stabilimento siderurgico, in grado non solo di salvaguardare gli attuali livelli di occupazione,
ma addirittura di elevarli, lo ha proposto Angelo Bonelli, nel silenzio
assordante di tutte le altre forze politiche.
No, Taranto non è Genova
e non è Torino, ma può diventare come Bilbao se avrà una classe politica
preparata e con la schiena dritta.
Associazione dei Verdi di Manduria
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